Un saluto a tutti, finito di fare visita alle Spiranthes, quest’anno abbondantissime da noi, torniamo al confronto di idee sul Forum. Purtroppo non posso esprimermi sul tema specifico di questa vera o presunta nuova specie di Ophrys, poiché proprio mi manca la conoscenza per farlo. Vorrei però offrire un diverso angolo di visuale a Leonardo, che sento molto amareggiato e forse anche per questo ritorna sulla richiesta di una valutazione preventiva dei testi da pubblicare sulla nostra Rivista, con eventuale censura di quelli ritenuti scientificamente inattendibili. Su questo non sono d’accordo, ritenendola soluzione difficile e rischiosa. Innanzitutto dovremmo presupporre che una Redazione contenga la massima conoscenza nazionale su tutti i generi di Orchidee, e questo non sempre è possibile. Inoltre, anche ammettendo al suo interno la presenza della massima conoscenza su tutti i temi, chi potrebbe esercitare poi la valutazione quando gli stessi massimi esperti dovessero pubblicare un loro articolo? E mi pare evidente che proprio i più esperti abbiano probabilità di dover pubblicare sui temi di loro competenza e magari pure con differenziazioni spinose. Ma a parte queste considerazioni pratiche, vorrei sottoporre a Leonardo un aspetto, che a me pare fondamentale: sei sicuro che porre il proprio nome accanto a una specie botanica sia di per sé motivo di prestigio? Lo può essere se la specie è studiata, valutata e presentata bene, se raccoglie poi consenso tra gli esperti e soprattutto se sopravvive alla prova del tempo. In caso contrario la stima per l’Autore si sgretola rapidamente e viene sostituita da un discredito diffuso, che è la vera morte scientifica per l’Autore stesso. Quindi, quando si pubblica, l’unico a rischiare veramente il collo è il firmatario del protologo: in questo campo, presso gli esperti, di errori ne sono concessi davvero pochi. Ti dirò di più, Leonardo, a me fa pure comodo se vengono presentate pubblicazioni inattendibili, perché mi permettono di valutare rapidamente la serietà e preparazione di chi le scrive, e so in futuro a chi concedere attenzione e approfondimento del tema e a chi negarli. Personalmente, se mi trovassi nella redazione di una rivista e leggessi delle castronerie su un tema in cui mi sentissi competente, contatterei in privato l’Autore, puntualizzando i miei dubbi. Se però restasse della sua idea, pubblicherei perché il danno sarebbe comunque suo. Secondo il mio punto di vista, a dare lustro a una Rivista, non è tanto azzeccare protologhi o temi inconfutabili, quanto la vivacità e competenza dei dibattiti di cui la vedono interprete. Noi, con il nostro gruppo, ci abbiamo provato, lanciando una sasso piuttosto pesante sulla nomenclatura delle Epipactis e, di recente, trattando del valore di due sottospecie europee di helleborine. Mi permetto un suggerimento: vedo che siete in parecchi, e competenti, a trovarvi in netto disaccordo con il proliferare di specie e sottospecie nel genere Ophrys. Perché non vi unite in un gruppo di lavoro. In questo campo gli amici e colleghi tedeschi hanno sicuramente qualcosa da insegnarci con i loro Arbeitskreis. Oggi, con internet si può lavorare ad un tema praticamente con un interscambio in tempo reale, qualunque sia la distanza di residenza. Concretizzate il vostro pensiero, sia in termini generali, sia nel particolare sulle specie che non condividete e pubblicate sulla Rivista, che ha certo un peso diverso rispetto al nostro simpatico Forum. Sono sicuro che otterremmo con sicurezza parecchi buoni risultati: io attenuerei, magari di poco, la mia ignoranza sulle Ophrys, la Rivista farebbe un netto balzo di qualità e di prestigio anche fuori dei confini nazionali, e probabilmente si potrebbe anche ridurre la temerarietà di eventuali pubblicazioni azzardate, sapendo che esiste un contraddittorio attento e competente. Termino con due parole su una lamentela ricorrente nel campo delle Ophrys, si rileva cioè la frequenza di pubblicazioni su specie o sottospecie nuove, che descrivono semplicemente il taxon senza però fornire precisi termini di confronto e differenziazione. Questo mi sembra molto grave e non vorrei fare opera di tifoseria organizzata, ma onestamente con le Epipactis questo in genere non avviene: poi magari non si condividono le conclusioni, ma solitamente descrizione comparativa e chiavi di riconoscimento sono sempre presenti. Con specie e sottospecie nuove è indispensabile rilevare i caratteri distintivi rispetto alla pianta madre o a quelle morfologicamente più vicine. Altrimenti specie o sottospecie nuove proprio non esistono già subito in partenza. Un altro aspetto che vedo un po’ trascurato: un singolo carattere di variabilità, anche se compaia sporadicamente nella pianta madre o in quelle affini, non può essere considerato elemento differenziale per la specie nuova, anche se in essa divenga stabile. Noi almeno, nella valutazione di un nuovo taxon, applichiamo costantemente questa regola. Sono molto stupito di non vedere in questa discussione nessun intervento degli Autori della specie in argomento. Assicuro che se la discussione avesse riguardato una delle Epipactis determinate dal nostro gruppo di lavoro, sarebbero arrivati immediatamente descrizione comparativa esauriente e un confronto fotografico meticoloso di quanto affermato. E il tutto senza irritazione, ma anzi con il piacere di mostrare i risultati della nostra opera. Purtroppo però le Epipactis hanno obiettivamente molti meno fans delle Ophrys. E’ comunque perfettamente possibile che gli Autori non siano frequentatori del Forum e non siano quindi informati di questo tema. Essendo sicuramente soci Giros, penso sarebbe corretto avvisarli con una e-mail, permettendo così loro di intervenire. Ciao Riccardo
|