G.I.R.O.S. - Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee

Solo il fiore che lasci sulla pianta è tuo. (Aldo Capitini)
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MessaggioInviato: 30 ottobre 2011, 13:23 
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Riporto come inserito nel 2008 sul sito ufficiale il Decalogo dell'escursionista orchidofilo


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MessaggioInviato: 31 ottobre 2011, 19:44 
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Nome: Bruno
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Bravo Luca, hai fatto benissimo a riproporlo, anche se tutti noi del GIROS dovremmo averlo letto non fa male un ripasso. Comunque per chi si entusiasma, di fronte alle innumerevoli forme di vita che la Natura ci propone, gli viene istintivo il rispetto per tutte e credo, anzi ne sono sicuro, è così per la maggioranza di noi. Ciao Bruno.


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MessaggioInviato: 1 novembre 2011, 2:04 
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Iscritto il: 30 luglio 2011, 15:40
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Nome: Riccardo
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Caro Luca, tutto il mio apprezzamento per avere riproposto il decalogo dell’orchidofilo.
Vorrei condividere l’ottimismo di Bruno, che considera certe valutazioni fisiologiche alla passione, ma parecchie esperienze non mi hanno fissato in questa convinzione.
Lasciamo stare il rispetto per tutta la Natura, che già presupporrebbe una coscienza avanzata, e restiamo a ciò che per un orchidofilo apparirebbe il minimo essenziale: il rispetto cioè per le nostre amate orchidee.
I punti 5 e 6 dovrebbero essere scontati, ma è questa la realtà?
In troppe occasioni mi è accaduto di chiedermi se taluni si siano mai accorti che è stata inventata prima la fotografia e poi il suo sviluppo digitale, che permette oggi possibilità infinite di documentazione e di trasmissione dei dati un tempo impensabili. Gli essiccati appartengono a un’epoca in cui non vi era altro, tranne i disegni, per perpetuare il ricordo. Oggi quando si raccoglie una pianta per il protologo si è già distrutto abbastanza, perché poi tutta la documentazione descrittiva efficace, precisa e facilmente divulgabile è affidata alla buona fotografia. Valutare molti particolari su un secco è sovente impresa del tutto impossibile. E allora perché tanta gente continua a raccogliere e collezionare orchidee (e non solo)? Esagero? Oppure pongo il dito in una pustola rimossa dalla coscienza comune e anche nel GIROS esiste una percentuale di iscritti dedita per varie ragioni a una raccolta stupida perché totalmente inutile. Non recrimino su ciò che è stato, ma voglia il cielo che la lettura del decalogo possa almeno far cambiare rotta a persone che, a mio vedere, hanno pesantemente sbagliato nel passato.
La condanna dei peccati altrui condita con molta indulgenza per i propri appartiene a un moralismo che detesto. Quindi, in questa sede, mi pare giusto parlare anche del nostro comportamento. Lo studio di generi complessi come le Epipactis (ma analogo discorso vale per Ophrys e Dactylorhiza), comporta la necessità di macro molto dettagliate. Alcune sono perfettamente fattibili sul campo, ma altre, per esempio l’analisi di un ginostemio, comportano la distruzione del fiore. Spiego come ci comportiamo noi, può servire di esempio per altri studiosi, oppure può anche innescare la censura di soci, che non condividano la nostra prassi. Noi raccogliamo, a seconda dell’abbondanza, da quattro a dieci fiori isolati, possibilmente da piante diverse e da due a quattro foglie, o pezzi di foglia, sempre da piante diverse. Con questo materiale siamo perfettamente in grado di produrre una documentazione variata e precisa di tutti gli elementi, che possono servire anche a uno specialista per valutare una specie (naturalmente in unione alla documentazione fatta sul campo, che rimane preponderante e non distrugge, se non per errore). Poiché una specie nuova o particolare viene sempre osservata per almeno quattro anni, ripetiamo in genere almeno tre volte questo esame. Poi non è mai più necessario distruggere un fiore e siamo in grado di fornire a qualunque studioso una documentazione fotografica sicuramente giudicabile esauriente. Quando l’amico Alex, su queste pagine, mi ha chiesto una immagine del ginostenio di Epipactis thesaurensis, ho tirato fuori una foto di cinque anni fa: quest’anno abbiamo sì fotografato piante e fiori, ma non vi era più nessuna necessità di distruggere fiori, poiché la documentazione a disposizione era già ricca e variata.
A noi questo appare un discreto punto di equilibrio, si rovina qualche fiore ma mai la pianta e anche l’olotipo, per scelta, non viene mai raccolto con la radice. E nel contempo si produce una documentazione che anche tra cento anni darà un quadro dettagliato della specie. I secchi finiti in un cassetto invece a chi e a che cosa servono?
Lo scorso anno avevamo pensato di andare a visitare il locus classicus di Epipactis lapidocampi, ma un amico tedesco ci ha sconsigliato, perché la stazione era stata in gran parte massacrata dalla raccolta sistematica delle piante da parte dei vari “studiosi”. Non ci pare proprio un metodo produttivo per consegnare la vita alle generazioni future.
Infine una piccola imprecisione del decalogo: se in campo morfologico possono bastare pochi fiori per una valida documentazione, in campo genetico non è affatto così.
Personalmente ho assistito con sgomento a una splendida torbiera viola di Dactylorhize divenuta verde in un’ora, per pagare un tributo a ricerche genetiche, di cui non si è poi sentito nulla.
Il mio feeling con la genetica botanica lì è nato e lì è finito.
Mi auguro che altri sentano il desiderio di intervenire su questi temi. Ciao Riccardo


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MessaggioInviato: 1 novembre 2011, 9:57 
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Iscritto il: 29 maggio 2011, 16:05
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Nome: Luca
Cognome: Oddone
Località: Mongardino (AT)
Pienamente d'accordo con quanto scritto da Riccardo!
Segnalo inoltre che erborizzazioni al fine di essiccata da depositare in un erbario ufficiale sono ormai del tutto inutili, in quanto i maggiori Herbarium nazionali accettano ormai il deposito di reperti fotografici. Per esperienza diretta: Herbarium Pedemontanum (TO-HP) dell'Orto Botanico di Torino, e l'Herbarium TO-MRSN, del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. Non so se questo vale per molti altri erbari italiani, ma nel caso richiedessero ancora essiccata, senza accettare reperti fotografici, sarebbe allora il caso di boicottare tali erbari, depositando i reperti fotografici presso erbari che li accettano! Il deposito di tre o quattro foto, della pianta intera, dell'infiorescenza e dei dettagli del fiore, sono spesso sufficienti. E' inoltre molto utile anche una fotografia con righello millimetrico (nell'esemplare si mantengono le dimensioni, nella fotografia questo dato è solo intuibile). Infine, il campione di un fiore su carta millimetrata (con un bocciolo ed eventuale foglia) possono far parte di una migliore documentazione. I piccoli prelievi, che possono essere assimilati all'attacco di un animale o ad una grandinata, non distruggono l'esemplare, ma fotografati e poi essiccati e inseriti in una bustina di cellophane con cartoncino di supporto, diventano campioni d'erbario a tutti gli effetti e possono costituire base per futuri studi biologici e genetici, per i quali oggi non sono più richieste grandi quantità di materiale. Con le attuali metodiche di PCR (Polimerasi Chain Reaction) è possibile amplificare il DNA e ottenerne a sufficienza per qualsiasi tipo di analisi, anche da piccolissime quantità di partenza! :)

_________________
:ciaoo:
Luca

«Nomina si nescis, perit et cognito rerum» - Se si ignora il nome delle cose, se ne perde anche la conoscenza. C. Linnaeus, Philosophia botanica (1751)

«I was much struck how entirely vague and arbitrary is the distinction between species and varieties. Charles Darwin, On the Origin of Species (1859)

«This disagreement regarding bee orchid diversity represents a particularly extreme example of a phenomenon that frequently afflicts taxonomy - a dichotomy between researchers who divide natural variation into as many units as possible (splitters) and others who aggregate those subtly different units into entities that they consider to be either more easily recognised or more biologically meaningful (lumpers)» - R.M. Bateman

«Un fiore, anche il più insignificante, è la mirabile risultanza di un collaudato progetto genomico, di precisi equilibri ecologici, dell'azione congiunta del sole, del terreno, della pioggia e della rugiada, del vento e degli insetti impollinatori. Quale unica specie consapevole della complessità di questi processi e della preziosità del risultante dono, è nostro dovere promuoverne la conoscenza e prodigarci per la sua protezione» - G. Sciarretta


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Nomenclatura GIROS - Biodiversity Heritage Library - IPNI, International Plant Names Index - Kew Gardens Checklist



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