G.I.R.O.S. - Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee

Solo il fiore che lasci sulla pianta è tuo. (Aldo Capitini)
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MessaggioInviato: 26 novembre 2012, 23:15 
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 Oggetto del messaggio: Re: Nuova orchidea
MessaggioInviato: 27 novembre 2012, 16:53 
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Orchidofilo Junior
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Matteo ha scritto:
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Ciao Nicola


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 Oggetto del messaggio: Re: Nuova orchidea
MessaggioInviato: 27 novembre 2012, 19:42 
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Se a qualcuno interessa il pdf l'ho ricevuto la settimana scorsa.
Ho chiesto anche a Giorgio Perazza se è possibile inserirlo online...


ARTICOLO:
Giorgio Perazza, Michela Decarli, Paolo Filippin, Adriano Bruna & Luciano Regattin (2012)
Liparis loeselii subsp. nemoralis (Orchidaceae), un’orchidea nuova dall’Italia settentrionale.
J. Eur. Orch. (Journal Europäischer Orchideen) 44 (3): 483 – 508.


Allegato:


Cita:
Liparis loeselii (L.) Rich. subsp. nemoralis Perazza, Decarli, Filippin, Bruna & Regattin subsp. nov.

Diagnosis: Differt a typica Liparis loeselii (L.) Rich. labellum antice non canaliculatum sed valde explanatum, revolutum; sepala lateralia distincte divaricata; folia arcuata, obovata, apice obtuso, margine interdum undulato vel crispo; habitatio nemorosa, semisicca.
Holotypus: Italia, provincia Pordenone, comune di Erto e Casso, loc. Le Spesse sopra il Lago del Vajont, alt. 650 m s.l.m. (MTB 9740/1 - UTMED50
33T TM 96/27), 23.06.2012 leg. G. Perazza, Erbario del Museo Civico di Rovereto (ROV 58.596) (nr. inv. tipi 1.405). Icon.: Fig. 1 (hoc loco).
Etimologia: Dal latino nemus = bosco, per l’habitat elettivo in cui la nuova entità risiede.

Descrizione: Morfologicamente simile alla sottospecie nominale. Si distingue per le foglie lungamente picciolate, molli e ± incurvate in fuori (Fig. 6 e 8), con lamina ovato-oblunga attenuata in lungo picciolo alato, talvolta ondulate o perfino increspate al margine (Fig. 7), con apice spianato, ottuso o debolmente acuto. I fiori (Fig. 10-13) si distinguono per il labello canalicolato solo nella metà basale ascendente, anteriormente decisamente allargato-spianato, quasi rigonfio, trasversalmente appiattito e fortemente ricurvo in sotto quasi a manicotto (o a forma di zappa); i sepali laterali non sono ravvicinati sotto il labello, ma nettamente divergenti e formanti tra loro un angolo di 120(-180)°. Habitat nemorale, in mezz’ombra in boschi misti di neoformazione con presenza di Alnus incana, Corylus avellana e Salix sspp., su suoli calcarei, ghiaioso-umosi, fortemente drenanti, su muschi o foglie in decomposizione, in zone a forte umidità atmosferica (piogge frequenti, nebbie persistenti, rugiada); manca nei tratti paludoso-torbosi pianeggianti in vicinanza delle stazioni note.
Iconografia: Oltre che in questo articolo, un’immagine della subsp. nemoralis di Val Canzoi (BL) è impressa sulla copertina di GIROS Notizie n. 33 (foto di Piero Migliore) a corredo della prima segnalazione di Liparis loeselii per il Veneto (PERAZZA & MIGLIORE 2006). Immagini successive, dalla stessa stazione, sono visibili in LAZZARI (2008: 95, 2010: 41-42) e in BARATTIN (2011: 70-71).



Di seguito un confronto tra la nuova sottospecie e la sottospecie nominale.

Liparis loeselii subsp. nemoralis
Credit: Perazza et al. JEO, 44-3 - 2012
Allegato:
Liparis loeselii subsp. nemoralis.JPG
Liparis loeselii subsp. nemoralis.JPG [ 41.19 KiB | Osservato 20110 volte ]



Liparis loeselii subsp. loeselii
Credit: Photo by Pierfranco Arrigoni - Valmadrera (LC)
Allegato:
Liparis loeselii subsp. loeselii.JPG
Liparis loeselii subsp. loeselii.JPG [ 32.24 KiB | Osservato 20110 volte ]

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Luca

«Nomina si nescis, perit et cognito rerum» - Se si ignora il nome delle cose, se ne perde anche la conoscenza. C. Linnaeus, Philosophia botanica (1751)

«I was much struck how entirely vague and arbitrary is the distinction between species and varieties. Charles Darwin, On the Origin of Species (1859)

«This disagreement regarding bee orchid diversity represents a particularly extreme example of a phenomenon that frequently afflicts taxonomy - a dichotomy between researchers who divide natural variation into as many units as possible (splitters) and others who aggregate those subtly different units into entities that they consider to be either more easily recognised or more biologically meaningful (lumpers)» - R.M. Bateman

«Un fiore, anche il più insignificante, è la mirabile risultanza di un collaudato progetto genomico, di precisi equilibri ecologici, dell'azione congiunta del sole, del terreno, della pioggia e della rugiada, del vento e degli insetti impollinatori. Quale unica specie consapevole della complessità di questi processi e della preziosità del risultante dono, è nostro dovere promuoverne la conoscenza e prodigarci per la sua protezione» - G. Sciarretta


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MessaggioInviato: 27 novembre 2012, 22:03 
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Orchidofilo Junior
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ottimo lavoro. :) :)
Complimenti a Giorgio Perazza, Michela Decarli, Paolo Filippin, Adriano Bruna & Luciano Regattin che hanno
contribuito alla stesura di questo interessante documento. :)

Bravissimi!!!

Ciao Nicola


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MessaggioInviato: 27 novembre 2012, 23:35 
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Nonostante non abbia mai visto la Liparis loeselii di persona, direi che la differenza dei caratteri è piuttosto evidente anche dalle foto. Mentre leggevo un passaggio dell'articolo ho trovato scritto che questa nuova entità oltre ai caratteri morfologici, ha differenze anche di habitat rispetto alla specie tipo, e che:
in Veneto la specie era stata scoperta nel 1996 in Val Canzoi presso Cesiomaggiore (BL), per l’appunto in bosco anziché in palude (PERAZZA & MIGLIORE 2006), e che inizialmente non fu data importanza alla diversità di caratteri, valutata come risposta adattativa all’habitat inatteso.

Vorrei allora chiedere agli autori, in particolare a Giorgio e Luciano, che cosa li ha portati ad interpretare in modo differente questi caratteri, fino a comprendere che poteva trattarsi di una nuova sottospecie. Questo lo chiedo per comprendere un po' di più la questione, senza alcun intento polemico, ma a fronte di un altro articolo, pubblicato recentemente su di un altro genere (Epipactis) dove a fronte di caratteri morfologici diversi, legati ad adattamenti a differenti habitat, si è ritenuto, al contrario, di mettere in sinonimia due entità. Mi riferisco all'articolo di Bongiorni e De Vivo, relativo ad Epipactis helleborine subsp. minor e subsp. moratoria, nel quale in un passaggio si leggeva:

Possiamo distinguere due aspetti di variabilità, uno che si presenta in condizioni praticamente uguali di ambiente, per cui la struttura di piante spesso anche contigue appare difforme nonostante terreno, ombreggiatura, umidità risultino invece assolutamente costanti. Vi sono poi modifiche morfologiche anche importanti che E. helleborine subsp. helleborine pone in atto al variare di parametri ambientali fondamentali per la sua sopravvivenza, quali umidità ed esposizione alla luce.

Nello stesso articolo di Bongiorni e De Vivo ho in parte trovato la risposta, infatti ad un certo punto si legge anche: in presenza di una pianta madre contraddistinta da elevata variabilità morfologica come E. helleborine subsp. helleborine e considerata la sostanza dei suoi caratteri distintivi, può esistere uno spazio per E. helleborine subsp. minor?

Rigirando la questione e parafrasando, in presenza di una pianta madre contraddistinta da minima variabilità morfologica come Liparis loeselii, differenze morfologiche rilevabili come queste giustificano probabilmente la nuova attribuzione. A tale proposito mi piacerebbe sentire l'opinione degli autori e di chi vorrà intervenire.

Grazie,
Luca


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MessaggioInviato: 28 novembre 2012, 14:32 
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Orchidofilo Junior
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Davvero molto interessante....tanto più che si tratta di Liparis, un genere non certo famoso per la sua variabilità come Ophrys. Avendo visto Liparis loeselii in prov. di Lecco confermo che le piante in foto sono effettivamente diverse dalla Liparis che conosco io, così come pure l'habitat indicato.


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MessaggioInviato: 28 novembre 2012, 22:57 
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Matteo ha scritto:
Girando in rete mi sono imbattuto in questa notizia..................
http://ansa.it/web/notizie/rubriche/cro ... 61324.html



Molteplici le testate giornalistiche e siti che hanno riportato la notizia:

Le Scienze Web News ; Focus.it ; Ansa.it ; Corriere del Veneto ;

TgCOM24 ; L'Adige.it ; La Gazzetta del Mezzogiorno ; Bergamo Sera ;

Nea Agorà ; Oggi Notizie ; Italian Network ; Nano Press


Ottimo lavoro di divulgazione!

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Luca

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«Un fiore, anche il più insignificante, è la mirabile risultanza di un collaudato progetto genomico, di precisi equilibri ecologici, dell'azione congiunta del sole, del terreno, della pioggia e della rugiada, del vento e degli insetti impollinatori. Quale unica specie consapevole della complessità di questi processi e della preziosità del risultante dono, è nostro dovere promuoverne la conoscenza e prodigarci per la sua protezione» - G. Sciarretta


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MessaggioInviato: 29 novembre 2012, 23:52 
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Località: Tarcento
Luca Oddone ha scritto:
(...) Vorrei allora chiedere agli autori, in particolare a Giorgio e Luciano, che cosa li ha portati ad interpretare in modo differente questi caratteri, fino a comprendere che poteva trattarsi di una nuova sottospecie. (...)
Grazie,
Luca


Ciao Luca, innanzitutto mi fa molto piacere che ci sia questo interesse verso questa nuova entità ;) .
Per quanto riguarda la tua richiesta, cercherò di risponderti, con la consapevolezza che comunque la verità assoluta al momento non siamo in grado di averla!
E come si è visto in un’altra interessantissima discussione, anche accurati studi genetici non hanno dipanato tutti i dubbi, ma hanno fatto sorgere ulteriori quesiti (viewtopic.php?f=78&t=1279).
Per quanto riguarda il primo ritrovamento, quello del ’96 (all’epoca non ne sapevo nulla di orchidee), Perazza ha preferito mantenere una certa prudenza, considerata anche l’esiguità della stazione (si trattava di sole 5 piante, come specificato nell’articolo). Quando negli ultimi anni i ritrovamenti si sono fatti più frequenti e consistenti, allora si è potuto fare un quadro della situazione più omogeneo e verificare che morfologicamente le piante di bosco differiscono decisamente e costantemente da quelle che, ormai sempre più rare e in grave pericolo di estinzione, vegetano nelle torbiere (non mi soffermo in questa sede sulle differenze, ampiamente evidenziate nell’articolo). Abbiamo anche verificato che nei casi in cui le stazioni della nuova sottospecie confinavano con aree di torbiera, in queste ultime non siamo riusciti ad individuare alcuna pianta della subsp. nominale. Stessa situazione anche a parametri inversi, cioè con presenza della subsp. nominale in torbiera, la ricerca nelle aree boschive limitrofe ha dato esito negativo. Inoltre le specie con le quali le due entità condividono l’habitat sono in massima parte diverse: per citare solo le orchidee nel caso della subsp. nominale possiamo trovare Spiranthes aestivalis, Dactylorhiza traunsteineri e D. incarnata, Epipactis palustris; nell’altro caso troviamo Malaxis monophyllos, varie specie di Epipactis (inclusa E. palustris), Dactylorhiza fuchsii, Cephalanthera rubra, Herminium monorchis ecc.
Per quanto riguarda le Epipactis, non credo che si possano confrontare con questo genere. Riporto dal tuo intervento un passaggio dell’articolo da te citato: “Vi sono poi modifiche morfologiche anche importanti che E. helleborine subsp. helleborine pone in atto al variare di parametri ambientali fondamentali per la sua sopravvivenza, quali umidità ed esposizione alla luce.” Da quanto ricordo dalla lettura dell’articolo, i caratteri morfologici mutano al variare di queste condizioni anche nel giro di pochi anni, quindi credo che l’esempio non possa essere confrontato con il caso della Liparis, come hai già evidenziato nella tua ultima frase che sottoscrivo senza alcun dubbio.
Concludo riportando brevemente un episodio: l’anno scorso ritornando dalla visita della bellissima stazione della Val Pesarina, assieme a Nicola, Giorgio e consorte, Gianni e consorte e Claudio, un paio d’ore più tardi mi sono fermato in una torbiera lungo la strada dove Gianni voleva vedere e fotografare la Dactylorhiza traunsteineri; mentre scattava alcune foto ho avuto la fortuna di trovare alcune piante della ormai rarissima Liparis loeselii s.str. (di torbiera). Tra l’altro si tratta di una nuova stazione e della prima volta che la vedevo dal vero, in quanto tutte le piante da me osservate fino a quel momento appartengono alla nuova subsp.; osservando poi le foto a casa potevo constatare che molto probabilmente non si trattava della stessa entità vista poco prima (qui la foto: http://www.funghiitaliani.it/index.php? ... 71614)).
Un caro saluto e a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.

luciano r.


ps: aggiungo questa immagine comparativa:

foto di Luciano Regattin
Allegato:
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le mie orchidee su flickr


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MessaggioInviato: 3 dicembre 2012, 22:37 
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Nome: Riccardo
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Desidero innanzitutto congratularmi con gli Autori del protologo di Liparis loeselii subsp. nemoralis : so per esperienza che la determinazione di un nuovo taxon comporta sempre studio, lavoro e poi dubbi e tensione, perché il crinale tra variabilità e variazione strutturale in una popolazione botanica è spesso sfuggente. Al giorno d’oggi poi, salvo casi rari, in questo campo è difficile evitare il limite di una valutazione personale, che solo in futuro potrà essere riconosciuta di valore e fissata nel tempo, oppure misconosciuta e condannata all’oblio. Comunque, a mio vedere, lavori come quello della nemoralis rappresentano sempre un travaso di studio e di esperienza, che gli Autori offrono agli altri studiosi e, nel nostro caso, a tutti noi orchidofili del GIROS. Quindi un grazie sincero per il lavoro svolto, anche perché ho invece sempre vissuto con rammarico quando un protologo venga accolto con freddezza e silenzio: e quello che vale non è certo il consenso, anzi apprezzo molto chi mi dica “non sono d’accordo” e me ne spieghi le ragioni. E’ così che si cresce, mentre mi parrebbe proprio autolesionista e sciocco snobbare chi comunque determini un fermento culturale nella nostra Associazione.
Un caro saluto poi all’amico Luciano Regattin, di cui ho conosciuto in questo Forum le idee piuttosto conservative in tema di nomenclatura, ma che ora ha incontrato un’Orchidea che lo ha sedotto. Giusto come quegli scapoli monolitici, che cadono di schianto davanti alla donna giusta: con un sorriso, ti do il benvenuto nel club degli splitters!
Purtroppo conosco Liparis loeselii giusto di sfuggita, quindi non sono in grado di offrire agli Autori la soddisfazione di una condivisione o di un dissenso giustificati. Vi è però nel protologo un tema che Luca ha subito colto acutamente e che davvero merita sviluppo, ritrovando incidenza su più generi di Orchidacee. Quando una specie si sviluppi in ambiente parzialmente diverso da quello abituale, quasi sempre cambia qualche carattere, ci appare diversa. Il dilemma, davvero pesante nelle sue conseguenze, è presto detto: l’ambiente nuovo ha selezionato caratteri differenti, più favorevoli alla vita, e quindi ora il patrimonio genetico si è fissato in una modifica, che si trasmetterà invariata alle generazioni successive? Oppure la pianta ha solo risposto al nuovo ambiente con adattamenti utili, che però non rispecchiano alcun cambiamento genetico: così il soggetto rimesso in habitat consueto tornerebbe, negli anni successivi, a mostrarsi secondo la norma. Evidentemente nel primo caso ha un senso creare un nuovo taxon, nel secondo invece è tutta apparenza, a volte anche sorprendentemente sviluppata, ma la pianta rimane sempre la stessa.
Il genere Epipactis, che noi studiamo, ha in tale ambito il privilegio di mostrare con relativa frequenza e con molte specie diverse fenomeni di questo tipo. Il dualismo principale è dato dal passaggio luce-ombra e vale nei due sensi, sia per specie xerofile, che si ritrovino progressivamente in situazioni più ombrose e fresche, sia per specie di bosco costrette nel tempo a doversi difendersi da luce diretta, calore e inaridimento. In entrambi i casi i cambiamenti sono vistosi e per questo hanno determinato ripetuti errori di valutazione, con la determinazione di specie e sottospecie, che in realtà non esistono. Nelle Epipactis, con elevata frequenza, le variabili di adattamento ambientale di questo tipo difficilmente esitano, nel tempo breve di qualche anno, in selezioni di tipo genetico: le popolazioni fuori habitat o scompaiono con diversa rapidità e progressione, oppure mantengono a lungo inalterato il carattere di reversibilità.
Altro aspetto di grande interesse, evidenziato spessissimo dalle Epipactis, ma che può risultare sicuramente trasferibile ad altri generi, è l’inganno apparente di habitat, per quanto concerne il grado di umidità. Nel protologo ho apprezzato l’uso dell’aggettivo “apparente” quando si tratti di definire asciutto l’habitat boscoso della nemoralis: l’immagine splendida del gruppo di 49 piante in fiore, mostra un ambiente che all’occhio della mia esperienza appare invece estremamente umido. È una situazione in cui vedrei perfettamente una Epipactis fageticola. E questa è appunto una delle specie che a volte ingannano brutalmente sull’apparenza dell’habitat. Epipactis fageticola si lega inscindibilmente a umidità elevata, ma può anche trovarsi in luoghi “apparentemente” asciutti o persino aridi. Non per niente convive volentieri con la rhodanensis , pianta alluvionale, ma capace di resistere a dei mezzi deserti assolati, dove assume aspetto talmente estremo da risultare, senza fiori, quasi uguale a distans. In realtà, ovviamente, l’acqua c’è, direttamente per lunghi periodi dell’anno, o per capillarità sotterranea pure quando noi vediamo solo aridità in superficie.
Tanto per capirci meglio metto sotto qualche foto della più acquatica delle Epipactis , la palustris.
Si tratta del mio posto prediletto per fotografare questa specie, che quasi ovunque vive sommersa nell’abbondanza vegetativa della torbiera. Qui invece le piante crescono isolate, belle scoperte, in ambiente apparentemente aridissimo, in superficie non cresce un filo d’erba: insomma un posto da Ophrys, e difatti a venti metri vi è una stazione di tetraloniae. Naturalmente il trucco c’è, le Epipactis hanno radici profonde, e sotto, in questa frana, l’acqua scorre abbondante. Insomma l’apparenza può ingannare facilmente i nostri sensi circa l’umidità reale.
Sicuramente interessante è invece il fatto che dove vive nemorensis esistano contiguità paludoso-torbose non colonizzate dalla pianta. Sarebbe interessante sapere se siano stati fatti esami per capire se l’ambiente possegga attualmente i caratteri fisico-chimici idonei allo sviluppo del genere Liparis.
Infine, ancor più sotto, pubblico alcune foto (tecnicamente orribili) di una cosa veramente curiosa.
Nel 2006 fummo contattati per e-mail da uno studioso (o studente?) cinese, che ci chiedeva documentazione su alcune Epipactis, che naturalmente inviammo. Con i ringraziamenti ci spedì alcune foto di orchidee, penso della sua terra. Vedendo le belle foto della nemoralis ho avuto un flash back, e sono andato a rivederle: a me pare che abbiano decisamente parecchie affinità con la nemoralis, sicuramente più che con la loeselii classica. Mah, non so davvero cosa pensare! E Voi? Certo , appena determinato un taxon, che uno gliene vada a trovare una stazione nuova addirittura in Cina, mi sembra grossa. A noi fortune del genere non sono mai capitate!
Un caro saluto ai cinque Autori e a tutti gli Amici del Forum. Riccardo


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MessaggioInviato: 3 dicembre 2012, 22:39 
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Nome: Riccardo
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Ed ora un salto in Cina


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