Ho visto solo ora gli sviluppi recenti della discussione e rispondo volentieri. Vorrei ricordare che, nel lontano 2006, insieme a Silvana e Riccardo, avevamo lanciato sulla Rivista del Giros il “Progetto Epipactis”, dove cerano dritte importanti di ricerca, che poi hanno rapidamente dato i loro frutti, e una proposta di sforzo collettivo di ricerca e studio sul genere Epipactis. Se qualcuno di Voi mi vuole rammentare gli episodi di collaborazione avuti all’interno del Giros sul tema ,sarò molto riconoscente, poiché io al momento non ne ricordo nemmeno uno. Anzi si è fatto collettivamente di tutto per frustrare ogni nostro sforzo per arricchire un trasferimento di informazione da parte nostra. Quando si è trattato di affidarci il genere Epipactis nella stesura dell’ultimo libro, di fronte alla mia forte riluttanza, per convincermi, fu garantito, di fronte a Presidente, Responsabile scientifico e folta schiera di amici, che vi sarebbe stato a disposizione un illimitato supporto digitale, per compensare la ristrettezza di spazio cartaceo, che impediva di fatto una congrua trattazione dell’argomento. Fu questa l’unica condizione per cui accettammo l’incarico e i testimoni avrebbero dovuto essere garanti del patto. Fu un lavoro impegnativo, ma predisponemmo sei Pdf, che rappresentavano un documento di comprensione delle Epipactis che ad oggi nessun gruppo o ente possiede, nemmeno gli organizzatissimi amici di AHO Bayern. Quando mi rileggo la parte morfologica, con la descrizione e superba documentazione fotografica curata da Riccardo di ogni singolo elemento utile a determinare un’Epipactis (se ricordo bene erano stati isolati 33 elementi), mi viene da piangere al pensiero che questo patrimonio di esperienza non sarà mai pubblicato. E’ uno studio che ad oggi non esiste da nessuna parte e chissà mai se esisterà così in futuro. Ma Silvana e Riccardo se ne sono andati dal Giros e hanno smesso di interessarsi di Epipactis, perché sono sdegnati. Venimmo a sapere casualmente che con il libro non vi sarebbe stato alcun supporto digitale come promesso, e lo sapemmo solo al momento di andare in stampa. Silvana e Riccardo hanno poi ritenuto un tradimento l’aver mancato di parola e soprattutto il fatto che non uno dei testimoni presenti abbia pensato di dire una sola frase per stigmatizzare l’irrisione a un patto che ben conoscevano come condizione essenziale per la nostra partecipazione al lavoro. Vengo ora a rispondere ad Antonio. Mi fa piacere che ti trovi bene con gli amici studiosi tedeschi, la cultura non ha mai avuto limiti di frontiere e nazioni. Mi dispiace invece che parli male degli “esperti” italiani in cui forse mi sento un po’ coinvolto. Ti sottolineo, forse inutilmente, alcuni aspetti che tu dovresti conoscere molto meglio di me, visto che tu nell’ambito sei il professionista ed io solo il dilettante volonteroso. In qualunque studio, ma nella botanica in particolare, esistono due stadi di sviluppo, l’analisi e la successiva sintesi. Per chiedere a un cosiddetto “esperto “ un’azione di sintesi (la determinazione di una specie), occorre offrigli innanzitutto gli elementi che gli permettano un’analisi almeno accettabile. Ho ancora il tuo cd di foto, un cumulo iperbolico di immagini in cui per certo oltre il 70% dei soggetti ritratti erano Epipactis meridionalis, e comunque non una delle immagini mostrava mai nemmeno un tentativo di sottolineare quelli che sono gli elementi diacritici. Ma poi il fatto è che E. meridionalis, all’interno del genere Epipactis, non è affatto una specie critica, di norma la riconosci a dieci metri di distanza, senza neanche bisogno di avvicinarti. Ricordo bene, anni fa, di aver mostrato il tuo cd a Silvana e Riccardo. Rimasero sconcertati del ripetersi di immagini sempre della stessa specie, e soprattutto che fosse una specie macroscopicamente determinabile, poiché non ci sono sottigliezze o trabocchetti nella morfologia di E. meridionalis. Rifiutarono di continuare l’esame del materiale, anche perché le foto erano ripetitive pure come inquadrature e non mostravano minimamente i caratteri diacritici nemmeno in specie che eventualmente presentassero qualche interesse di studio. Prima di lamentarsi per risposte mancate, forse varrebbe la pena un giudizio autocritico del materiale che si è inviato. Anche perché, Antonio, tu parli di “esperti”, come se fosse un dono concesso da cielo. Ma non è così. L’esperienza si genera in Natura con l’osservazione e la successiva elaborazione dei dati. Tu sei della zona, sei un Accademico, hai esaminato centinaia di volte più di me e anche degli amici tedeschi le Epipactis della tua terra, e che diamine l’esperto nel campo devi essere tu, e dovremmo invece essere noi a chiedere lumi a te e non viceversa. Un caro saluto a tutti, Luciano
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